Mafia

Depistaggio Borsellino, pg: “Sentenza primo grado illogica, va riformata”

Sono accusati di aver indotto il pentito Vincenzo Scarantino a costruire una falsa verità sulla strage

Pubblicato 2 settimane fa

“La sentenza di primo grado va riformata. Sia per i profili di fatto che di diritto. La pronuncia assolutoria è incoerente. La contraddittorietà riguarda l’associazione mafiosa che è la questione più importante di tutto il processo. Si ritiene sussistente la circostanza aggravante che permetterebbe alla Corte di pronunciarsi sulle responsabilità di Mario Bo e Fabrizio Mattei ma anche su quella di Michele Ribaudo”.

L’ha detto il sostituto procuratore Gaetano Bono in apertura della sua requisitoria nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via d’Amelio che si celebra a Caltanissetta, in cui sono imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti al gruppo di indagine Falcone-Borsellino, guidato da Arnaldo La Barbera. Sono accusati di aver indotto il pentito Vincenzo Scarantino a costruire una falsa verità sulla strage. In primo grado la prescrizione ha fatto cadere l’aggravante mafiosa per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre il terzo poliziotto, Michele Ribaudo, è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. “La sentenza di primo grado – ha continuato Bono – ha fatto un cattivo uso di vari principi. Siamo in presenza di una motivazione insufficiente”.

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