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Prima udienza del processo “Xydi” (rito ordinario): da Spoleto compare Giuseppe Falsone

E’ cominciato stamani in Tribunale ad Agrigento il processo, con rito ordinario, scaturito dalla maxi inchiesta antimafia denominata “Xydi”

Pubblicato 2 anni fa

E’ cominciato in Tribunale ad Agrigento il processo, con rito ordinario, scaturito dalla maxi inchiesta antimafia denominata “Xydi” e che nel febbraio di un anno fa portò alla cattura di una trentina di persone disarticolando il mandamento mafioso di Canicattì e non solo.

L’indagine avrebbe pure svelato i componenti della nuova Stidda che si sarebbe contrapposta alla famiglia di Cosa Nostra.

Davanti ai giudici giudici della Seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara (a latere Veneziano e Sciarratta) sono comparsi gli imputati Giuseppe Falsone, boss ergastolano di Campobello di Licata e capo provinciale di Cosa Nostra fino al 2010, quando fu catturato dopo 12 anni di latitanza; Antonino Chiazza, 51 anni, di Canicattì; Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì; Santo Gioacchino Rinallo, 61 anni di Canicattì; Antonio Gallea, 64 anni di Canicattì; Filippo Pitruzzella, 60 anni, ispettore della polizia in pensione; Stefano Saccomando, 44 anni di Palma di Montechiaro; Calogero Lo Giudice, 47 anni di Canicattì; Calogero Valenti, 57 anni, residente a Canicattì.

In collegamento video dal supercarcere di Spoleto spiccava la presenza del boss di Campobello di Licata, Giuseppe Falsone.

Oggi sono state immediatamente risolte le questioni procedurali ed il Tribunale ha anche stilato il calendario delle prossime udienze (che saranno celebrate il 12-4, 11-5, 24-5, 8-6).

Ammesse come parti civili Centro studi Pio La torre onlus , avv. Dionisio; Comune di Canicattì, avv. Barcellona; Amici del giudice Rosario Angelo Livatino onlus, avv. Barcellona; Solidaria S.c.s onlus avv. Maria Luisa Martorana; Sos impresa Sicilia A.p.s. , avv. Fausto Maria Amato; Roberto Lombardo e Associazione Codici Sicilia.

Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Claudio ha citato dieci testimoni tra i quali il pentito favarese Giuseppe Quaranta. Nella prossima udienza si comincerà ad escutere il colonnello dei Carabinieri del Ros, Lucio Arcidiacono che ha coordinato il lavoro dei militari dell’Arma.

Da segnalare che nel corso dell’udienza, l’avv. Nino Gaziano ha fatto notare come non sia possibile che il Tribunale di Agrigento abbia una sola aula per le videoconferenze.

Il processo “Xydi” si celebra anche davanti al Gup del Tribunale di Palermo che processa 19 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Sono Giancarlo Buggea, imprenditore canicattinese, figura apicale dell’inchiesta ed ex compagno dell’avvocato Porcello; la stessa Angela Porcello, 51 anni; Luigi Boncori, 69 anni, di Ravanusa; Luigi Carmina, 55 anni, di Caltanissetta; Simone Castello, 71 di Villafrati; Emanuele Cigna, 21 anni, di Canicattì; Giuseppe D’Andrea, 50 anni, assistente capo di polizia, di Agrigento; Calogero Di Caro, 74 anni, boss di Canicattì; Vincenzo Di Caro, 40 anni di Canicattì; Gianfranco Gaetani, 53 anni, di Naro; Giuseppe Grassadonio, 50 anni di Agrigento; Annalisa Lentini 41 anni di Agrigento; Gaetano Lombardo, 64 anni e Gregorio Lombardo, 66 anni, entrambi di  Favara; Antonino Oliveri, 36 anni, di Canicattì; Calogero Paceco, 56 anni, di Naro; Giuseppe Pirrera, 62 anni, di Favara e Giuseppe Sicilia, 42 anni, di Favara.

In origine, nel processo Xydi risultava imputato anche Matteo Messina Denaro ma la sua posizione  è stata stralciata in quanto latitante. Separata, per un problema di salute dell’imputato, pure la posizione di Giuseppe Giuliana, nato in Francia ma residente a Delia, 56 anni.

L’operazione antimafia “Xydi” ha coinvolto, come è noto, anche l’avvocato Angela Porcello, effervescente penalista finita in gattabuia dal febbraio 2021, in isolamento, oggi nella patria galera di Santa Maria Capua Vetere, con la pesantissima accusa di aver fatto parte di Cosa nostra.

Da mesi l’avvocato (già radiata dall’albo professionale) porta avanti una sua battaglia di “liberazione” vestendo i panni dell’aspirante pentito grazie anche a plurime ammissioni e confessioni, dopo una prima fase di negazione, che tuttavia non hanno convinto i pubblici ministeri della Dda di Palermo che non hanno rilasciato alcuna “certificazione” utile perché ritenuta non genuina e sleale nei confronti della giustizia.

L’imputata ha rinnovato recentemente, assistita dall’avvocato Giuseppe Scozzari, la sua volontà di collaborare con la giustizia. Adesso, spetterà ai pubblici ministeri della Dda di Palermo valutare nuovamente la posizione dell’ex avvocato e decidere se ammetterla o meno nel novero dei collaboratori di giustizia.

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