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Raffadali, soldi per restituire furgoni provento di truffa: “Mi hanno pagato con una fotocopia”

La vendita di due furgoni si sarebbe ben presto trasformata dapprima in una truffa salvo poi assumere i contorni di una estorsione. A raccontare con non poca difficoltà quei momenti è stato un agrigentino di 84 anni vittima del raggiro: “Ho venduto due furgoni per 10 mila euro ma quando sono andato a incassare l’assegno […]

Pubblicato 4 anni fa

La vendita di due furgoni si sarebbe ben presto trasformata dapprima in una truffa salvo poi assumere i contorni di una estorsione. A raccontare con non poca difficoltà quei momenti è stato un agrigentino di 84 anni vittima del raggiro: “Ho venduto due furgoni per 10 mila euro ma quando sono andato a incassare l’assegno mi hanno detto che era soltanto una fotocopia”. 

E’ ripreso questa mattina, davanti i giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara con a latere i giudici Manfredi Coffari e Fulvia Veneziano, il processo a carico del raffadalese Angelo D’ Antona, 34 anni, arrestato lo scorso novembre insieme a Gerlando Volpe (che ha scelto il rito abbreviato) dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento per il reato di violenza privata divenuta poi, in sede di convalida dal gip Turco, estorsione. 

Secondo la ricostruzione della procura, rappresentata in aula dal pm Gianluca Caputo, D’Antona e Volpe avrebbero preteso 500 euro per la restituzione dei mezzi oggetto di truffa. L’anziano denunciò tutto alla Squadra Mobile che fotocopiò le banconote trovate poi in possesso degli imputati. L’84enne, che ha riconosciuto in aula D’Antona, ha dichiarato anche di non aver avuto a che fare con lui direttamente ma di averlo comunque riconosciuto all’incontro quando pagò cinquecento euro a Volpe. D’Antona è difeso dall’avvocato Alba Raguccia. Si torna in aula il 28 gennaio. 

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