Ragusa

Neonata morta in ospedale, condannata ginecologa e assolte tre ostetriche 

Il caso riguarda la morte di una neonata a marzo del 2018, a quattro mesi dalla nascita, avvenuta con taglio cesareo

Pubblicato 2 ore fa

Ginecologa condannata in primo grado a sei mesi di reclusione (e non menzione nel certificato penale), tre ostetriche assolte. Lo ha deciso il giudice monocratico presso il Tribunale di Ragusa. Il caso riguarda la morte di una neonata a marzo del 2018, a quattro mesi dalla nascita, avvenuta con taglio cesareo all’ospedale di Modica, il 6 dicembre 2017.

Sul banco degli imputati per omicidio colposo erano finite una ginecologa e tre ostetriche in servizio all’ospedale Maggiore di Modica all’epoca dei fatti. Il pubblico ministero, Santo Fornasier, aveva chiesto l’assoluzione per le tre ostetriche e la condanna a 2 anni e 6 mesi per la dottoressa ginecologa in servizio quando avvenne il fatto. Secondo la ricostruzione effettuata dalla pubblica accusa, la dottoressa avrebbe sottovalutato i segnali della sofferenza fetale evidenziati dalle ostetriche e non avrebbe messo in atto la “condotta doverosa” che avrebbe potuto ipoteticamente salvare la piccola: un taglio cesareo tempestivo.

Il difensore della ginecologa, l’avvocato Salvatore Poidomani, ha sostenuto che la sua assistita ha agito tempestivamente e non omettendo nulla di quanto previsto e ne ha chiesto l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste e in subordine perche’ il fatto non costituisce reato. Sul corpo della piccola non venne effettuato l’esame autoptico – che poteva essere dirimente anche nel riscontro di una eventuale patologia della piccola citata in dibattimento – e ogni analisi e’ stata fatta da periti e consulenti ex post, solo con una approfondita visione documentale.

Secondo il difensore non ci sarebbe alcuna prova, mancando appunto l’esame autoptico, che mettendo in atto altre procedure o accelerando quelle attuate, la bimba sarebbe sopravvissuta. Le difese delle tre ostetriche, rappresentate dagli avvocati Francesco Villardita e Rinaldo Occhipinti, aavevano chiesto l’assoluzione delle loro assistite per non avere commesso il fatto. La parte civile era rappresentata dall’avvocato Piero Rustico.

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