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Favoreggiamento, imputazione coatta per l’avvocato Cusumano: “fiducia nei giudici”

Il Gip del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano ha disposto l’imputazione coatta, rigettando la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura agrigentina, nei confronti dell’avvocato Salvatore Cusumano. Il legale favarese è’ accusato di favoreggiamento per aver – secondo il giudice per l’indagine preliminare – “spinto” Angela Russotto, allora compagna di Mario Rizzo, a dissociarsi pubblicamente dalla […]

Pubblicato 5 anni fa

Il Gip del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano ha disposto l’imputazione coatta, rigettando la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura agrigentina, nei confronti dell’avvocato Salvatore Cusumano. Il legale favarese è’ accusato di favoreggiamento per aver – secondo il giudice per l’indagine preliminare – “spinto” Angela Russotto, allora compagna di Mario Rizzo, a dissociarsi pubblicamente dalla scelta del compagno di avviare una collaborazione con l’autorità giudiziaria. Collaborazione che non è’ mai maturata del tutto a tal punto che lo stesso Rizzo non è’ stato poi sottoposto al programma di protezione. La vicenda risale all’agosto 2018 quando la lettera fu pubblicata dalla stampa dopo che Rizzo aveva accusato il cognato Gerlando Russotto di aver preso parte ad un agguato ai danni di un ristoratore empedoclino in Belgio oltre che della detenzione di una pistola. Cusumano ha nominato come avvocato il fratello Leonardo e il legale Salvatore Pennica: “Con lealtà nei confronti delle istituzioni – scrive in una nota La difesa – e fiducia nella giustizia è’ opportuno far conoscere che il Gip di Agrigento non accogliendo la richiesta di archiviazione della procura ha disposto l’imputazione coatta nei confronti di un collega affermato per l’ipotesi di favoreggiamento. Al fine di evitare strumentalizzazioni sia l’indagato che i difensori ripongono massima fiducia nel giudizio che affronteranno convinti che il dovere di un avvocato è’ l’avere esercitato il mandato difensivo senza macchia e paura di essere giudicato di un reato inesistente”.

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