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Uccisa Claudia Iacono, la nuora di un ex fedelissimo dei Rizzuto: ricomincia la guerra?

La vittima è Claudia Iacono, nuora del boss Moreno Gallo, ex luogotenente dei Rizzuto, ucciso lo stesso giorno di Zio Cola Rizzuto

Pubblicato 11 mesi fa

Si torna a sparare a Montreal. È giallo sull’omicidio di Claudia Iacono, 39 anni, uccisa martedì pomeriggio a colpi di pistola all’esterno del suo salone di bellezza in Côte-des-Neiges. Almeno sei i colpi di pistola esplosi. Una esecuzione. Claudia Iacono, oltre 35 mila follower su instagram, era nota per il suo marchio di bellezza Dauville. Ma, ancor di più, perchè era la nuora del boss Moreno Gallo, boss calabrese un tempo tra i più fedeli alleati del padrino Vito Rizzuto.

La polizia canadese ha avviato le indagini e si parla, secondo i media locali, di un sicario in fuga. Certamente l’omicidio di una donna di mafia, moglie di Anthony Gallo, figlio del boss calabrese, ha acceso più di un faro sugli equilibri “ballerini” della criminalità organizzata canadese. Poco meno di due mesi fa, sempre a Montreal, almeno due sicari hanno tentato di uccidere Leonardo Rizzuto, figlio del boss Vito, scampato miracolosamente ad un agguato rimanendo ferito a spalla e torace. Il timore, anche se al momento è presto per fare considerazioni del genere, è che l’omicidio di Claudia Iacono possa rientrare in una guerra già cominciata tra calabresi e siciliani. Così come lo era stato già a partire dalla fine degli anni 70 per poi proseguire fino ai primi anni duemila.

Ed è qui che comincia un’altra storia caratterizzata da strane coincidenze che, in questo campo, non devono e non possono mai essere prese alla leggera. Chi era Moreno Gallo? Originario di Rovito, provincia di Cosenza, era considerato uno dei più fedeli alleati della famiglia Rizzuto quando quest’ultima, da Cattolica Eraclea, conquistò il potere nell’intero Canada soppiantando le famiglie di ndrangheta guidate da Cotroni e Violi. Fino allo scoppio di una nuova sanguinosa guerra tra siciliani e calabresi che portò, nel giro di poco tempo, agli omicidi del figlio e del cognato di Vito Rizzuto, nel frattempo in carcere, e del patriarca Nicola “Zio Cola” Rizzuto. Quest’ultimo ucciso il 10 novembre 2010 da un cecchino mentre stava pranzando in casa. Una data non banale. Moreno Gallo è sospettato di aver tradito i Rizzuto e di esser passato dall’altra sponda. Il 10 novembre 2013, a tre anni esatti di distanza dall’omicidio di Nicolò Rizzuto, Moreno Gallo viene ucciso nel ristorante Forza Italia di Acapulco, in Messico. Si era rifugiato lì in attesa di fare rientro in Canada.

Non aveva fatto i conti con la scarcerazione di Vito Rizzuto, il capo dei capi della mafia canadese, uscito di galera il 5 ottobre 2012. Rizzuto, prima di morire di cancro in ospedale (dicembre 2013), riprende il mano il controllo degli affari e compie la sua vendetta: nel giro di un mese muoiono i grossisti della droga Emilio Cordileone, Tony Gensale e Mohamed Awada, tutti sospettati del rapimento e della sparizione di Paolo Renda, cognato di don Vito; in pochi giorni vengono uccisi Joe Di Maulo, Dominic Facchini, alleato del rivale di Rizzuto Giuseppe De Vito; Salvatore Calautti, sospettato di essere il cecchino che ha sparato al vecchio don Nick Rizzuto, viene ucciso a una festa di addio al celibato davanti a 500 persone. Vendetta che varca anche i confini del Canada e si manifesta in tutta la sua ferocia alle porte di Palermo dove Fernandino Pimentel e Juan Ramon Paz Fernandez, due trafficanti che avevano tradito i Rizzuto, vengono ritrovati bruciati in una discarica.

Si torna ai giorni nostri con eventi che, inevitabilmente, sembrano riportare indietro le lancette del tempo. Nel marzo scorso Leonardo Rizzuto, figlio di don Vito, è vittima di un tentato omicidio: due auto lo affiancano e sparano a raffica ferendolo ma non uccidendolo. La polizia arresta due persone, ritenuti gli esecutori, ma sospettano di Francesco Del Balso, altro boss calabrese un tempo fedele ai Rizzuto, di aver orchestrato l’agguato. L’altro ieri sera l’omicidio della nuora del boss Moreno Gallo, un altro “traditore” della famiglia mafiosa agrigentina. Coincidenze e nomi che non lasciano presagire nulla di buono. 

Il luogo del delitto (Foto Pierre Obendrauf/Montreal Gazette)
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