Il duplice femminicidio nel centro storico di Naro, ergastolo a Omar Nedelkov
Il ventiseienne è stato condannato all’ergastolo per il duplice femminicidio di Maria Rus e Delia Zarniscu, uccise nel centro di Naro il 5 gennaio scorso
Carcere a vita ed isolamento diurno per tre anni. La Corte di assise di Agrigento, presieduta dal giudice Wilma Angela Mazzara, ha condannato all’ergastolo Omar Edgar Nedelkov, 26 anni, difeso dall’avvocato Diego Giarratana, per il duplice femminicidio di Maria Rus e Delia Zerniscu, brutalmente uccise lo scorso 5 gennaio nel centro storico di Naro. La Corte, accogliendo la richiesta del pm Elettra Consoli, ha disposto altresì l’isolamento diurno per tre anni dell’imputato condannandolo al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro nei confronti della figlia di Maria Rus, 40 mila euro al marito e 30 mila euro ciascuno ai parenti di Delia. Tutti si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Calogero Meli, Giovanni Salvaggio e Giorgia Parisi (quest’ultima rappresenta l’associazione “Insieme a Marianna”).
Il massacro di Naro si consuma il 5 gennaio dello scorso anno. Il cadavere della prima è stato rinvenuto quasi completamente carbonizzato nel soggiorno della sua abitazione in vicolo Avenia. La seconda vittima, invece, è stata ritrovata poco più avanti in un lago di sangue nel suo appartamento in via Vinci. Evidenti i segni di colluttazione così come chiare le ferite da arma da taglio. Il duplice omicidio, secondo quanto ricostruito, sarebbe maturato in un contesto di degrado e scaturito da un episodio accaduto durante un festino ad alto tasso alcolico. I sospetti su Nedelkov si sono palesati fin da subito. Il ventiseienne, secondo le indagini del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Agrigento, sarebbe stato il primo a chiamare i soccorsi dopo gli omicidi salvo poi utilizzare il cellulare di una delle vittime. Le immagini delle telecamere di sicurezza lo immortalano sui luoghi del delitto.
La testimonianza dell’amico, con cui aveva trascorso la serata insieme a casa di una delle due vittime e con cui aveva avuto anche una colluttazione, è chiara e densa di riscontri. Gli investigatori così si presentano alle nove del mattino nell’abitazione del ventiseienne e nella sua stanza trovano delle scarpe bianche intrise di sangue, compatibili con le impronte rivenute sul luogo del delitto; jeans, camicia e un asciugamano sporchi di sangue. Contestualmente gli investigatori interrogano l’ex fidanzata dell’imputato e il titolare di un bar del paese in cui Nedelcov aveva dichiarato di essersi recato. La prima, dopo iniziali titubanze, ha confermato di aver ricevuto la chiamata del ventiseienne che le aveva intimato di mentire ai carabinieri.
Il secondo ha smentito categoricamente la presenza al bar dell’imputato. Per gli inquirenti, come detto, il movente è di natura sessuale. Secondo il racconto del testimone presente alla cena, Nedelcov sarebbe stato cacciato da Delia dopo alcune avance. Poi si sarebbe recato a casa di Maria.