Giudiziaria

Appalti e tangenti, arrestato il dirigente comunale Sebastiano Alesci 

Ancora un clamoroso sviluppo nell’inchiesta su un giro di appalti pubblici pilotati e tangenti

Pubblicato 19 ore fa

Ancora un clamoroso sviluppo nell’inchiesta su un giro di appalti pubblici pilotati e tangenti. La squadra mobile di Agrigento ha arrestato nuovamente il dirigente comunale Sebastiano Alesci, ormai ex capo dell’ufficio tecnico di Licata. Il burocrate era già finito in manette lo scorso 14 maggio quando, a margine di una perquisizione in cui furono trovati quasi 20 mila euro, venne stato arrestato in flagranza di reato per poi tornare in libertà appena ventiquattro ore più tardi. La procura di Gela (competente poiché fu eseguito in territorio di Butera) non aveva ravvisato gli elementi della flagranza. Adesso un nuovo provvedimento. L’architetto Alesci è stato posto ai domiciliari

Per la procura di Agrigento, guidata dal procuratore capo Giovanni Di Leo, Alesci sarebbe uno dei personaggi chiave dell’intera inchiesta insieme al deputato regionale Roberto Di Mauro. Tra gli appalti “pilotati” grazie al pagamento di tangenti ci sarebbero – secondo la Procura di Agrigento – i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice ma anche la riqualificazione e la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, nonchè i lavori di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, primo stralcio) con stazione appaltante Aica per un valore di oltre 37 milioni di euro.

Uno degli episodi che riguardano il dirigente Alesci è quello avvenuto lo scorso 12 aprile quando venne fermato ad un posto di blocco e sorpreso in possesso di 35 mila euro in contanti che gli erano stati consegnati poco prima dall’imprenditore favarese Dino Caramazza. Per la procura di Agrigento quei soldi altro non erano che una parte della tangente di 135mila euro destinata al dirigente del Libero Consorzio di Trapani nonché presidente della Commissione giudicatrice della gara d’appalto della strada provinciale 19. 

LA PROCURA DI AGRIGENTO RISPONDE ALLE DICHIARAZIONI

Nel segnalare l’impegno di tutto il personale della Squadra Mobile di Agrigento in questa indagine, che dura da circa un anno e che non è finita, preme rilevare alcuni dati oggettivi, anche a parziale rettifica di alcune prese di posizione pubbliche che hanno commentato una indagine ancora in corso, non essendo pienamente a conoscenza dei fatti.  Indagini della complessità di quella in esame non possono essere contenute nei termini indicati dal legislatore per le intercettazioni, con una recente modifica del codice di procedura penale, che ha lasciato comunque al Pubblico Ministero ed al Giudice di valutare l’emergenza di elementi che impongano nel caso concreto la prosecuzione dell’attività. I tempi di una attività amministrativa complessa sono di norma assai più lunghi e in ogni momento possono inserirsi in essa fenomeni devianti dal buon andamento della P.A..Le intercettazioni sono e restano, pertanto,  uno strumento indispensabile per l’accertamento di reati a concorso necessario, come quelli oggetto di indagine, dove non è pensabile che il corrotto o il corruttore si presenti spontaneamente a denunziare i fatti che lo coinvolgono, o che un terzo, vista la natura illecita e segreta dell’accordo corruttivo, possa venire a conoscenza del medesimo e riferire alla autorità giudiziaria o di polizia. Gli attuali controlli amministrativi esistenti, già in parte depotenziati, non appaiono sufficienti a garantire sprechi e ruberie.  L’obbligo dell’Ufficio requirente o del personale di polizia giudiziaria di reprimere detti fenomeni è ulteriormente reso più gravoso dalla intervenuta abolizione di un reato-spia, come l’abuso d’ufficio, che spesso permetteva di avviare indagini più complesse.  Il quadro normativo attuale sembra pertanto volgere ad una richiesta di sostanziale  “impunità” per detti reati,  che non può essere ovviamente accolta, finchè il reato di corruzione  resta nel codice penale, da chi costituzionalmente è chiamato ad esercitare l’azione penale, e quindi ad indagare, in modo autonomo, indipendente e nel rispetto del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Il quadro normativo attuale sembra volgere ad una richiesta di sostanziale  “impunità” per detti reati,  che non può essere ovviamente accolta, finchè il reato di corruzione  resta nel codice penale, da chi costituzionalmente è chiamato ad esercitare l’azione penale, e quindi ad indagare, in modo autonomo, indipendente e nel rispetto del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.  Il quadro che emerge dalle indagini è comunque tale da fare ritenere gravemente pregiudicato l’interesse della popolazione della provincia agrigentina ad una serena, efficiente e produttiva amministrazione.  Il timore che l’attività di indagine possa ritardare o impedire la realizzazione di opere pubbliche di vitale importanza per la collettività contrasta con l’evidenza delle situazioni economico-amministrative degli appalti oggetto di esame.  Il rifacimento della rete idrica di Agrigento era stato finanziato, per intero, nel 2015 con il patto per la Sicilia.  Ad oggi per la stessa cifra, in parte erogata, è finanziato, e sono consegnati per lo stesso importo, lavori costituenti un “primo stralcio”.  Sono passati 10 anni e non per l’esistenza di indagini preliminari. Ad oggi ad eseguire lavori formalmente consegnati all’impresa vincitrice nel 2023 sono pochi operai ed un escavatore di una impresa che rappresenta il 12% dell’ATI aggiudicataria.  I lavori per il CCR di Ravanusa rientrano in una progettazione che risale al 2013, presa in esame con il piano regionale sullo smaltimento dei rifiuti in Sicilia, risalente al 2015, rielaborato nel 2019, ed è stato bandito – con urgenza ai sensi del codice degli appalti – nel 2022, con un termine per la presentazione delle offerte di soli 22 giorni, 18 lavorativi. Altri lavori non ancora banditi, sono già oggetto di mire appropriative da parte dei membri della associazione per delinquere per la quale si continua indagare, anche se il Giudice non ha ancora ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza al riguardo.  Al centro di tale sistema vi sono figure politiche, tecniche, amministrative enti e strutture già note.  Ogni struttura istituzionale è stata debitamente attivata da questo Ufficio, al fine di scongiurare perdite di finanziamenti, blocco di lavori e ulteriori danni per la cittadinanza che vede l’acqua scorrere per le strade e non nelle tubazioni, i rifiuti per le strade e discariche spuntare ovunque. Si auspica che l’attività onerosa, discreta, e ancora agli inizi,  dell’Autorità giudiziaria e della Polizia di Stato sia accompagnata dalla collaborazione di chi, imprenditore, politico, amministratore, professionista, sa e ha finora taciuto, almeno in nome di quella “Cultura” di cui Agrigento è quest’anno capitale italiana, in cui dovrebbe rientrare anche il “senso civico”.

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