Agrigento

Patto tra Cosa Nostra e massoneria: 7 fermi tra cui un funzionario regionale

In poco meno di un mese lo Stato ha lanciato l’offensiva nei confronti della famiglia mafiosa di Licata alzando il tiro e puntando direttamente agli intrecci “pericolosi” con esponenti politici e massoni di lungo corso. Dopo i sette fermi eseguiti nelle scorse settimane nell’ambito del blitz Assedio – che ha coinvolto il boss del paese […]

Pubblicato 5 anni fa

In poco meno di un mese lo Stato ha lanciato l’offensiva nei confronti della famiglia mafiosa di Licata alzando il tiro e puntando direttamente agli intrecci “pericolosi” con esponenti politici e massoni di lungo corso. Dopo i sette fermi eseguiti nelle scorse settimane nell’ambito del blitz Assedio – che ha coinvolto il boss del paese Angelo “Piscimoddu” Occhipinti ed il consigliere comunale Giuseppe Scozzari – alle prime luci dell’alba i carabinieri del Ros – su provvedimento della Dda di Palermo guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Alessia Sinatra – hanno fermato altre sette persone accendendo un faro sulla cosca dei Lauria che, sottotraccia, aveva costruito una forte rete di potere.

Tra i fermati c’è Giovanni Lauria, 79 anni, inteso il “professore”: ex docente a Ravanusa, fedelissimo dell’ex capo provinciale Giuseppe Falsone tanto da svolgere il delicato compito di ambasciatore con le altre famiglie mafiose per suo conto. Giovanni Lauria aveva un rapporto privilegiato con un insospettabile funzionario regionale – Lucio Lutri, 60 anni – ex maestro venerabile della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia. Lutri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe agevolato la cosca di Licata fornendo appoggi tra dipendenti della pubblica amministrazione e uomini delle Istituzione che avrebbero “spifferato” attività di indagine in corso.

Destinatario del fermo anche Vito Lauria, 49 anni, figlio di Giovanni: anche lui “maestro venerabile”, della loggia “Arnaldo da Brescia”, pure questa appartenente al “Goi”. E ancora: Angelo Lauria, 45 anni, il cui nome era emerso già dalle carte del blitz Assedio quando – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – si sarebbe mosso alla ricerca di voti nei confronti del consigliere comunale Giuseppe Scozzari; Fermati anche Giacomo Casa, 64 anni; Raimondo Semprevivo (fermato nel blitz Assedio), 46 anni, Giovanni Mugnos, 53 anni. A quest’ultimo, durante le operazioni di fermo, sono state rinvenute due pistole detenute illegalmente.

C’è fermento, dunque, all’interno della mafia agrigentina: in una delle intercettazioni dei Ros Giovanni “Il professoreLauria e Angelo Occhipinti – un tempo contrapposti – parlano di riunire le consorterie. Fermento manifestato anche dai contatti con le famiglie mafiose delle altre province, principalmente dell’area catanese: proprio dai rapporti tra il “professore” e il boss Salvatore Seminara, capo indiscusso della famiglia mafiosa di Caltagirone, nasce l’odierna indagine. 

Dalle indagini è altresì emerso che il rapporto tra i massoni Vito Lauria e Lucio Lutri era oggetto di un colloquio intercettato tra lo stesso Lutri e Giovanni Mugnos, durante il quale quest’ultimo riferiva al suo interlocutore che Vito Lauria, in relazione ad un intervento che Lutri doveva effettuare per la risoluzione dei debiti che Lauria Giovanni aveva maturato per le spese della sua detenzione in carcere, gli aveva testualmente evidenziato che “tu non lo sai io e Lucio a chi apparteniamo… andiamo a finire… andiamo a finire sui giornali, con ciò chiaramente riferendosi alla affiliazione massonica che lo accomunava a Lutri ed il cui disvelamento, qualora correlato alla vicenda che questo ultimo stava seguendo per conto del capomafia Giovanni Lauria, avrebbe avuto certamente un clamoroso effetto mediatico.

L’insospettabile ruolo svolto da Lutri nell’interesse dell’associazione è plasticamente sintetizzato nelle parole pronunciate proprio da Giovanni Mugnos il quale, oltre ad alludere alla protezione che la provincia mafiosa riferibile a Messina Denaro Matteo eserciterebbe in favore di Lutri, chiariva che il nominato massone “ha due facce… una… e due… e come se io la mattina quando mi sveglio e con una mano tocco il crocifisso e “dra banna” ho il quadro di Totò Riina e mi faccio la croce.”

Lucio Lutri è senza dubbio entrato in un rapporto sinallagmatico con la cosca licatese, rapporto che ha prodotto reciproci vantaggi sia a lui stesso che a cosa nostra; invero, il vantaggio per il massone, in alcune occasioni, si è concretizzato nella possibilità di richiedere favori che soltanto una struttura criminale come quella mafiosa poteva garantire.

Ciò in particolare è accaduto allorquando Lutri si è rivolto a Giacomo Casa al fine di costringere con metodi mafiosi un imprenditore restio ad onorare un debito nei confronti di una persona a lui vicina. 

In altra occasione il massone si rivolgeva sempre a Casa per ottenere la mobilitazione della famiglia al fine di attivare contatti mafiosi nella zona di Canicattì; contatti che Mugnos e gli altri sodali, su indicazione di Giovanni Lauria, individuavano poi nel capo di quella articolazione mafiosa Lillo Di Caro.

A sua volta, l’associazione mafiosa ha avuto garantita da Lutri la sua disponibilità e l’utilizzo di importanti canali massonici, ottenendo la stessa associazione e per essa i singoli esponenti della famiglia, vantaggi consistenti ora nell’acquisizione di informazioni riservate circa attività di indagine a loro carico, ora nell’interessamento di professionisti compiacenti e dipendenti infedeli della Pubblica Amministrazione.

La rete di favori, piccoli vantaggi ed entrature che Lutri garantiva a tutti i principali componenti della famiglia mafiosa di Licata, veniva peraltro quasi orgogliosamente rivendicata dal medesimo Lutri nel corso di un dialogo intercorso con Giovanni Mugnos durante il quale egli si riferiva al costante lavoro di schermatura che garantiva agli uomini d’onore di Licata, consentendogli così di non comparire nei rapporti con enti e uffici pubblici, istituzioni e forze di Polizia.

Giovanni e Vito Lauria
Giovanni Lauria
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