Giudiziaria

Tangenti all’Irfis? Prescrizione “cancella” quasi tutte le accuse 

La prescrizione, infatti, è intervenuta per la quasi totalità di ipotesi di reato di falso e anche per qualcuna di corruzione

Pubblicato 2 mesi fa

A distanza di quattro anni dal rinvio a giudizio di diciassette persone, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta Giano Bifronte che ipotizza un giro di tangenti all’istituto di credito Irfis, il processo subisce una grossa battuta d’arresto. La prescrizione, infatti, è intervenuta per la quasi totalità di ipotesi di reato di falso e anche per qualcuna di corruzione. La prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, ha così emesso sentenza di non doversi procedere per numerose delle contestazioni. Il risultato è che la lista degli imputati sarà inevitabilmente “sfoltita” e, peraltro, altre ipotesi di reato rischiano di andare anch’esse in prescrizione.

Sul banco degli imputati siedono 17 persone: Paolo Minafò, 51 anni di Palermo, il favarese Antonio Vetro, 48 anni vecchia conoscenza della Guardia di finanza, Angelo Incorvaia, 54 anni e Valerio Peritore, 50 anni di Licata; Angelo Sanfilippo, 61 anni;  Calogero Curto Pelle 61 anni, Luigi Di Natali, 67 anni; Giovanbattista Bruna 70 anni; Pietro Carusotto, 61 anni tutti di Canicattì; Vincenzo Scalise, 41 anni di Catanzaro ma residente a Canicattì; Patrizia Michela Cristofalo, 42 anni di Palermo; Nicola Galizzi, 50 anni di Palermo; Ettore Calamaio 55 anni di Lercara Friddi; Calogero Messana, 43 anni, di Ravanusa; Antonio Milioti 41 anni di Favara;  Sebastiano Caizza, 39 anni di Campobello di Licata; e Gerlando Raimondo Lorenzano, 55 anni di Aragona.

Una vicenda che destò molto scalpore quando, il 21 giugno, scattò il blitz, che venne commentata così dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio: “Il sistema corruttivo si nascondeva dietro le consulenze. Per accedere legittimamente ai prestiti erogati dall’Irfis occorre rivolgersi ad un link, ad una modulistica. E’ stata scoperta però una società di consulenza che, dietro il pagamento di una parcella per la consulenza appunto, metteva dei documenti falsi, faceva superare l’ordine cronologico e faceva erogare prestiti a chi non ne aveva diritto. Ed è un sistema, questo, che penalizza le imprese che non ricorrono alla corruzione e che toglie risorse per le imprese sane”. 

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